Gli investimenti nel settore residenziale tornano in auge e si espandono soprattutto in alcuni territori europei come l’Italia. È questo il risultato del report “Growth opportunities in living”, recentemente pubblicato dalla JLL.

L’analisi della rinomata società di consulenza ha infatti evidenziato come – entro il 2030 – un terzo degli investimenti immobiliari diretti a livello globale riguarderà il settore del living, e si concentrerà nei cosiddetti fragmented growth markets, tra i quali rientra appunto anche il nostro Paese.

I fattori che sono stati presi in considerazione per valutare il tasso di sviluppo del residenziale in ciascuna nazione sono diversi: “dall’urbanizzazione alle migrazioni interne, dagli aspetti demografici […] a quelli dell’economia familiare, fino all’evoluzione culturale”.

I dati hanno confermato che – dove sussistono possibilità di sviluppare edifici da destinare all’affitto, unite a determinate condizioni di mercato ed economiche favorevoli – ci sono opportunità per gli investitori. Nel nostro Paese infatti, a causa di una pressoché statica crescita dei redditi, si stanno manifestando problemi di accessibilità abitativa in determinate aree geografiche, che si traducono in una sempre maggiore necessità di alloggi in locazione.

Di conseguenza, i cosiddetti mercati “frammentati” come quello italiano sembra siano destinati ad essere terreno fertile per gli investitori di tutto il mondo, nel breve e medio termine.

I trend sono sorprendenti. Basti pensare che, nel 2018, il peso del capitale istituzionale nel settore residenziale si assestava al 16% e che, nel biennio successivo, è salito fino a toccare il 41% (anno 2020).

Gli investitori più attenti – grandi e piccoli – avranno quindi la possibilità di diversificare il proprio portafogli, per capitalizzare anche nel living: case e appartamenti residenziali, ma anche student housing e residenze per anziani o sanitarie.

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